Volenti o nolenti, il polverone sollevato dall’introduzione obbligatoria di sacchetti biodegradabili ha portato a galla un problema che è diventato, negli ultimi anni, sempre più pressante: la plastica, che inquina i nostri mari, la nostra terra e – secondo alcune ricerche – anche le acque che beviamo.
Ridurre il consumo di plastica (superando l’utopia del riciclo che, a questo punto, non è più sufficiente) è un argomento che negli Stati Uniti e piano piano anche in Europa sta diventando sempre più popolare, grazie ai blogger e agli attivisti del movimento #zerowaste (che ha un seguito anche in Italia). Si può fare moltissimo già a casa e nella vita di tutti i giorni, ma come è possibile ridurre il proprio impatto sull’ambiente e i rifiuti prodotti in viaggio?
Amanti delle sperimentazioni, nel nostro ultimo viaggio negli Stati Uniti noi di NBM ci siamo armati di pazienza e di qualche trucco e siamo riusciti a cavarcela discretamente. Ecco qualche idea facile da mettere in pratica:
No alla bottiglietta di plastica, sì alla borraccia: Evitiamo considerazioni sulla qualità dell’acqua nelle bottigliette di plastica e su quanto spesso finiscono gettate a bordo strada. Un’alternativa sempre più popolare alle bottigliette di plastica, soprattutto all’estero, sono le borracce. A quelle di plastica (che possono contenere BPA), preferite quelle di acciaio inox o di vetro. Noi abbiamo usato sia quelle di vetro di Lifefactory, sia quelle di acciaio inox di Swell o Chilly. La manutenzione è facile: basta sciacquarle con acqua bollente ogni giorno e una volta ogni tanto con bicarbonato. In aeroporto basta svuotarle prima dei controlli e riempirle in bagno dopo i controlli, in moltissimi aeroporti ci sono anche fontanelle per bere e riempire le proprie bottiglie. Se siete amanti del caffé e del the, ci sono anche le tazze da viaggio termiche, come quelle di Bodum o di Klean Kanteen (un consiglio: accertatevi che siano ben sigillate). In molti bar e caffé potete chiedere che il vostro drink vi venga versato direttamente in tazza (provato da Starbucks e negli aeroporti di Amsterdam e Francoforte), evitando di consumare inutilmente tazze di cartone. Alcuni bar offrono anche sconti a chi porta la propria tazza da casa.
In volo: niente pasti (no, non è una dieta)Non raccontiamocela: non ho mai sentito nessun viaggiatore apprezzare i pasti serviti in volo (c’è un sito che li vota, se vi interessa) e anche Anthony Bourdain dice che lui preferisce mangiare una volta arrivato a destinazione, per non rovinarsi l’appetito (intervista). In più, il cibo in volo è impacchettato in mille involucri di plastica, che non aiutano nella Battaglia Infinita per la Protezione dell’Ambiente. Come fare allora? Facile: preparatevi qualcosa a casa e portatevelo dietro. Cosa esattamente? E quante domande. Per un volo breve basta una borraccia d’acqua (vedi sopra) e della frutta già lavata, per un volo medio/lungo, si possono aggiungere panini fatti in casa o comprati (senza plastica) avvolti in tovaglioli di carta o chiusi in tupperware. I miei snack preferiti in volo: mandarini, frutta secca, cioccolato (sempre, sempre, sempre), mele e un panino/un tupperware di riso per viaggi lunghi, se amate cucinare potete sbizzarrirvi e farete invidia a ogni altro viaggiatore.
Un beauty-case minimalista
Per ridurre i rifiuti e il peso della vostra valigia, dovreste aprire quel beauty case e chiedervi se davvero tutto quello che vi siete portati dietro vi serve. Ecco qualche spunto per un beauty-case davvero minimalista (e ambientalista): al posto di creme struccanti, creme idratanti e creme di ogni tipo, portatevi una piccola bottiglietta di olio di argan (strucca e idrata meravigliosamente, si usa sul viso e sul corpo e non unge), al posto del bagnoschiuma portatevi una saponetta, al posto dello shampoo uno shampoo solido (li vendono da Lush, ma anche da Naturasì e in botteghe bio).
Al bar e al ristorante: sedetevi, godetevi (davvero) il viaggio
Sì, lo so, lo so, che fa figo girare a New York con la tazzona di Starbucks in mano sentendosi Carrie Bradshaw. Però poi quelle tazzone di carta finiscono nell’oceano e ritornano a noi in forma di microplastiche o di spazzatura sulle nostre spiagge. Quindi: se siete in esplorazione in un nuovo paese o in una nuova città, prendetevi il tempo di sedervi al bar o al ristorante, scegliete posti dove si usano piatti, posate e bicchieri non di plastica e fate con comodo.
I souvenir? Locali, sostenibili, magari pure vintage
Il 90% dei souvenir che si vendono nelle principali destinazioni mondiali sono paccottiglia dozzinale di plastica, possibilmente prodotta da lavoratori sottopagati in Asia. Se volete portare a casa dei ricordi, ecco i nostri consigli: fate fotografie, fatene tante e non fatele solo con il vostro smartphone, ma anche con una buona macchina fotografica. Fate un giro nei mercatini e nei negozi dell’usato: troverete oggetti e accessori ricchi di storia e sicuramente unici (io sono tornata da Seattle con 10 foto vintage e 2 cucchiaini da the). Se il vintage non vi va, scegliete e comprate da produttori locali: è un ottimo modo per sostenere l’economia del posto. Ancora meglio: evitate del tutto i souvenir e investite il vostro budget in attività in loco come trekking, gite guidate nei musei, uscite in kayak organizzate da persone del posto. Se poi siete delle buone forchette, non dimenticate souvenir culinari 🙂